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La via del cotone: il Ruolo di Dubai

Investire a Dubai

Esattamente 10 mesi fa la Casa Bianca ha pubblicato un Memorandum of Understanding (MoU) che annunciava la creazione di un corridoio economico India-Medio Oriente-Europa noto come IMEC (India-Middle East-Europe Economic Corridor). Un annuncio che, non casualmente, è stato fatto margine del G20 che si svolgeva proprio in India. Questa nuova rotta è stata anche definita Via del Cotone.

L’obiettivo è quello di promuovere una connettività rafforzata ed un’ulteriore integrazione economica tra l’Asia, la regione del Golfo e l’Europa. Il tutto tramite connessioni ferroviarie e stradali, linee marittime, cavi per trasmissione dati ad alta potenzialità e velocità ed infrastrutture energetiche.

I Paesi coinvolti nella Via del Cotone

I paesi formalmente partecipanti, come riportato nella mappa n°1, sono India, Emirati Arabi Uniti (EAU), Arabia Saudita, Italia, Germania e Francia.

Giordania ed Israele verranno interessati dal progetto per quanto concerne la sua rotta terrestre e il terminale navale di Haifa.

Mappa N. 1

Una parte cruciale del progetto consisterà nelle connessioni stradali e ferroviarie, che verranno costruite, laddove mancassero, negli EAU e in Arabia Saudita e, naturalmente, i porti di Fujairah, Jebel Ali (Dubai) ed Abu Dhabi negli Emirati e Damman e Ras Al Khair in Arabia Saudita (mappa N. 2).

Mappa N. 2

In Europa i porti di destinazione individuati prevedono – per il momento – il Pireo in Grecia, Messina in Italia e Marsiglia in Francia con le successive destinazioni terrestri verso la Germania.

Obiettivi di IMEC

I partecipanti si prefiggono di:

  • aumentare l’efficienza dei trasporti
  • ridurne i costi
  • incrementare le sinergie economiche
  • creare nuovi posti di lavoro
  • ridurre le emissioni energetiche

in altri termini, si provvederà ad un’integrazione realmente trasformativa tra Asia, Medio Oriente ed Europa.

Nelle intenzioni dei promotori, questa nuova rotta economico-commerciale-energetica-digitale ambirebbe ad offrire un’alternativa più rapida e sicura all’attuale rotta che passa per il Mar Rosso ed il Canale di Suez.

Mai ambizione si è rivelata più profetica.

Al momento del lancio di IMEC, nel settembre 2023, il conflitto a Gaza, non era ancora iniziato e, soprattutto, non era iniziata l’azione di contrasto al traffico navale del Mar Rosso ad opera dei guerriglieri Houthi dallo Yemen per danneggiare i mercantili diretti verso Israele come forma di sostegno ai Palestinesi.

Nonostante il tempestivo invio delle flotte navali occidentali nel Mar Rosso, l’azione degli Houthi è riuscita a ridurre drasticamente il traffico navale nell’area e verso Suez.

Ciò ha imposto la necessità di utilizzare la ben più lunga rotta che circumnaviga l’Africa per raggiungere l’Europa, con il contemporaneo aumento dei noli marittimi, dei costi assicurativi e dei tempi di consegna delle merci che ha causato non pochi problemi alla filiera di approvvigionamento da Asia e Medio Oriente verso l’Europa.

Alcuni osservatori hanno intravisto nell’IMEC un tentativo di contrastare l’espansione economica cinese in Medio Oriente e, soprattutto, la Belt and Road Initiative (BRI) mappa n. 3, meglio nota come Via della Seta, il grande progetto di Pechino da mille miliardi di $ per un corridoio economico e infrastrutturale per collegare Asia Orientale ed Europa attraverso l’Asia Centrale e la Russia.

Quest’ultimo sta subendo un riorientamento a causa del conflitto in Ucraina e delle concomitanti sanzioni europee alla Russia che hanno ridotto drasticamente l’interscambio tra UE e Russia.

Non a caso, già nel G7 svoltosi ad Elmau in Germania nel giugno del 2022, era stata lanciata una Partnership for Global Infrastructure and Investment (PGII) che prevedeva investimenti per 600 miliardi di $ per offrire un’alternativa alla Via della Seta cinese.

Proprio in considerazione di questi inaspettati sviluppi geopolitici, la BRI sta rimodulando e rafforzando alcuni assi di collegamento economico-infrastrutturale verso l’Asia Sud-Occidentale, ovvero il Medio Oriente, per poter raggiungere l’Europa come alternativa all’asse che originariamente doveva privilegiare l’Asia Centrale, la Russia e l’Europa Orientale fino al cuore industriale dell’UE, in Germania, Francia e Italia.

Mappa N. 3

Via del Cotone: le tempistiche di realizzazione

Non è ancora chiaro in che tempi la Via del Cotone potrà decollare, quanto sarà effettivamente fattibile per quanto concerne i collegamenti ferroviari nel deserto arabico e, soprattutto, se sarà in grado di recapitare containers in Europa in tempi inferiori rispetto alla rotta di Suez.

La Presidente della Commissione UE, Ursula von der Leyen, al momento del lancio di IMEC, ha sostenuto che questo corridoio avrebbe ridotto i tempi di transito delle merci dall’India all’Europa del 40%. Una previsione sulla quale – sentiti gli esperti di logistica marittima e terrestre – sarebbe tuttavia prudente mantenere qualche corposa riserva 

Uno dei principali esperti di rotte commerciali asiatiche, il professor Peter Frankopan dell’Università di Oxford, ha probabilmente fornito quella che finora appare la migliore valutazione sulle possibilità dell’IMEC, sottolineando che il vero test per qualsiasi rotta commerciale speculativa spetta al mercato.

Egli ha osservato che “il commercio che viene spinto dall’alto (dai Governi NdR) tende a non funzionare molto bene – i governi in genere non sono particolarmente affidabili nel prendere decisioni commerciali a lungo termine”, e ha aggiunto che “coloro che producono, comprano e vendono beni tendono ad essere molto più bravi a unire i puntini”.

Inoltre, non è ancora chiaro quanto concretamente, e in che tempi, anche la PGII potrà essere realizzata.

Sia la Via del Cotone che la PGII sono due progetti importanti ed ambiziosi ma ancora sulla carta, mentre la Via della Seta cinese è già una realtà concreta da oltre un decennio e con un budget apparentemente assai più alto.

Progetto IMEC nel contesto geopolitico attuale

In ogni caso, al momento del lancio di IMEC nessuno immaginava che lungo il suo asse centrale, il Medio Oriente, vi sarebbe stato un rigurgito di conflitti mai sopiti.

Al momento sia il conflitto a Gaza, che quello che potrebbe esplodere di nuovo apertamente tra Israele e Libano, non rendono Israele uno snodo di transito ideale per la Via del Cotone; il porto di Haifa, dove dovrebbero essere convogliate le merci che arriverebbero per via ferroviaria e stradale dalla penisola arabica per poi essere smistate verso l’Europa, è nel raggio dei missili del gruppo libanese Hezbollah, con il quale Israele sta combattendo un conflitto a bassa intensità lungo il confine con il Libano da almeno 9 mesi. Cosa accadrà se – come sembra – si passerà ad un conflitto aperto?

Al di là di tutti gli scenari possibili, gli operatori economici e commerciali non dovrebbero comunque perdere di vista due considerazioni fondamentali che restano a prescindere se prevarrà la Via della Seta cinese o la Via del Cotone indo-araba-europea:

  • Gli Emirati Arabi Uniti, e quindi, Dubai, resteranno sempre uno snodo importante sia che prevalga l’una che l’altra;
  • L’approccio più intelligente a queste due potenziali rotte economiche e commerciali non è quello di considerarle come antitetiche l’una all’altra, ma, piuttosto, come potenzialmente sinergiche tra loro.

A modesto avviso dello scrivente, sia le leadership arabe del Golfo sia quella cinese le valuteranno proprio con questo prisma assolutamente pragmatico.

L’auspicio è che quelle indo-europee facciano altrettanto.

FenImprese Dubai: tra economia e geopolitica

Le questioni legate al Progetto IMEC e alla sua realizzazione sono temi essenziali per chi decide di investire a Dubai.

Gli Emirati Arabi Uniti, in quanto direttamente coinvolti dalla concretizzazione della Via del Cotone, sono Paesi molto interessanti per chi decide di portare risorse nel territorio.

Grazie alla loro posizione strategica, ogni business aperto in ambito emiratino si arricchisce di notevoli opportunità di crescita.

Così, FenImprese Dubai mette a disposizione i suoi 24 professionisti interni, competenti nei più importanti settori economici, al fine di supportare ogni investitore internazionale interessato ad aprire un’attività nell’Emirato.

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Marco Carnelos

Geopolitical Analyst & Global Trends Expert

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