Perché le PMI italiane, nonostante fatturati ragguardevoli, non riescono ad arricchirsi? E perché, contemporaneamente, le aziende di nicchia, i brand di lusso o chi si vende a caro prezzo, fattura sempre di più e soprattutto margina sempre di più? Scopriamo insieme le differenze che caratterizzano le imprese italiane.
Aziende in Italia: su cosa puntare
La differenza fra le aziende, e quindi gli imprenditori, che si arricchiscono veramente o meno si può riassumere in 4 grandi aree di lavoro cui un impresario deve prestare attenzione:
– Il pubblico/la clientela a cui si rivolge;
– La propria gestione fiscale;
– La gestione dei processi interni;
– Gli investimenti.
Le aziende di nicchia o i brand di lusso, qualunque settore esse siano, come l’alimentare (vedi molti brand “vegan”), l’automotive (vedi le case di super ed hypercar), la moda (vedi i grandi nomi italiani o francesi), il settore tecnologico (vedi i brand di punta come apple o Dyson) sono nella loro quasi totale completezza in crescita, ma non dal punto di vista del solo fatturato, quanto piuttosto dal punto di vista dell’utile, del margine, e quindi dello stato di salute dell’azienda e di chi la dirige, nonché di chi ci lavora.
Queste compagnie hanno capito che:
- più si vendono a caro prezzo, più attrarranno clientela altospendente, e quindi non dovranno mai fare la guerra al ribasso. Fra le grandi case di moda si fa a gara a chi vende una boccetta di profumo al prezzo maggiore, non minore. E indovinate un po’? Hanno tutti i magazzini di scorte vuoti, perché vendono. motivo: la gente vuole i loro prodotti. E come si fa ad arrivare a una certa clientela? Che tu venda bulloni, auto, o faccia consulenze ingegneristiche, poco cambia: stiamo parlando degli investimenti. Le aziende che crescono hanno capito che è necessario investire in branding, posizionamento, risorse umane e non. Se un cliente percepisce una borsa di lusso come di qualità estremamente elevata non è certo per i materiali, ma perché quando entro in negozio ti senti un vero re o una vera regina. Il marketing dei marchi più posizionati fa capire che se in tasca hai un loro pezzo sei elegante, esclusivo, unico. Le loro risorse umane sono altamente qualificate, e vengono pagate come tali. Grazie a ciò, il brand vende e stravende. E una azienda manifatturiera, cosa può fare? Semplice: investire in brand, risorse umane ma anche macchinari. Un magazzino 4.0 può farti risparmiare ore e ore di lavoro da dedicare ad altro. Assumere un responsabile della qualità ti fa risparmiare mille problemi futuri, oltre a un sacco di tempo da investire nella produzione e nel processo di vendita. Le aziende di nicchia hanno capito che è solo investendo che possono progredire, crescere, e trasformarsi in modelli che la gente vuole seguire, da cui vuole comprare o rifornirsi.
- La propria gestione fiscale è di fondamentale importanza: se in Italia, qualunque partita iva, sia ordinaria o una srl, una sas o una snc, o una Srls, paga fra il 40 ed il 70% fra oneri fiscali e contributi, significa che una fetta enorme del fatturato se ne va per gli adempimenti fiscali. Giusto o sbagliato, a conti fatti pesa tremendamente sul fatto che a fine anno, o a fine lustro, o a fine decennio, una azienda abbia il segno + o il segno – sui propri conti, e quelli del titolare. Le aziende che si arricchiscono hanno capito che vale la pena investire in strutture fiscali e burocratiche, nonché consulenti capaci anche decine se non centinaia di migliaia di euro all’anno, per il semplice fatto che, se i professionisti gli fanno risparmiare milioni, nel 100% della legalità, hanno comunque risparmiato molto denaro da godersi o da reinvestire. Un consulente pagato miseramente non può sostenerle in questo processo, anzi, le danneggerà. Proprio quello che capita alle aziende costrette alla guerra al ribasso: hanno consulenti poco pagati, inesperti (nonostante magari l’età), che non sono in grado di strutturare fiscalmente una azienda per fare progredire, ma solo per farla essere una buona pagatrice di tasse e contributi.
- Per prosperare, le aziende devono ottimizzare tutti i loro processi. “Ottimizzare” non vuol dire “risparmiare sugli acquisti” andando da fornitori a basso costo. Certo, produrre in Cina conviene rispetto che produrre in Italia, ma non è questo il punto: una azienda in crescita gestisce ogni suo processo in maniera ottimizzata non tanto dal punto di vista del denaro, quanto del tempo, che, come sappiamo, ritrasforma in denaro; CRM che in 5 minuti fa il lavoro di mezza giornata di un impiegato amministrativo; posizionamento digitale che in un giorno fa il lavoro di un commerciale in un mese. Significa che le aziende ricche licenziano l’impiegato ed il commerciale? No, significa che li impiegano in altri sforzi, che contribuiscono a far crescere ancora l’azienda. Soldo chiama soldo e chi fa impresa di successo sa che chi più investe, più guadagna. Si, ogni tanto ci sarà qualche investimento sbagliato: un software inutile, una risorsa umana inadatta, ma si impara la lezione per progredire ancora; in ogni caso, l’azienda ci guadagna.
Aziende povere in Italia: i problemi
Le aziende povere, che fanno guerra al ribasso, sono impiccate e hanno il titolare insoddisfatto dei suoi guadagni fanno al contrario di quanto detto: non investono in nulla, risparmiano, ma scaricano i costi per sul suv del titolare.
Sfizio personale a scapito del benessere aziendale e un maggiore benessere personale futuro.
Non si rivolgono ad altri mercati, non internazionalizzano, stanno anni ed anni con gli stessi clienti che ogni anno chiedono sempre più sconto, e intanto i prezzi dei beni primari continuano a salire: energia, materie prime ecc.
Pagano poco i loro consulenti fiscali, che si limitano a dire quanto pagare e quando pagarlo, o al massimo fanno scaricare qualche spesa.
E, quando a fine anno si fanno i conti, non è che l’imprenditore sia povero, ma sicuramente è insoddisfatto, sa che potrebbe avere di più.
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